Baccio Pontelli a Roma : L\ attività dell\ architetto fiorentino per Giuliano Della Rovere

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FONTE

IBICT - Instituto Brasileiro de Informação em Ciência e Tecnologia

DATA DE PUBLICAÇÃO

2009

RESUMO

(...)Negli ultimi anni l\ architetto fiorentino Baccio Pontelli è stato oggetto di riconsiderazione da parte degli studiosi, diventando un personaggio di rilievo per la comprensione dell\ architettura del Quattrocento. Christoph Frommel arriva ad affermare che egli meriti un posto \"accanto a Giuliano da Sangallo, a Francesco di Giorgio e al Bramante degli anni milanesi, tra i pionieri che [...] hanno creato le condizioni per la nascita del linguaggio classicheggiante nella Roma cinquecentesca\". Nonostante tutte queste rivalutazioni, Baccio è una figura ancora avvolta in una certa oscurità. Ancora oggi, per esempio, gli studiosi tendono ad analizzare l\ architettura civile del Pontelli separatamente da quella militare. E tuttavia, se guardiamo la totalità delle sue attività, i suoi atteggiamenti verso il progetto e i cantieri diventano molto più chiari e coerenti. Mi sembra, infine, ancora poco studiata la sua formazione come artista e architetto, il che rende difficile l\ individuazione dei suoi modi di espressione, e di conseguenza, di un corpus delle sue opere. L\ obiettivo di questa ricerca è definire e organizzare una raccolta delle opere di Baccio Pontelli sotto la committenza di Giuliano Della Rovere, futuro papa Giulio II. Vorrei evidenziare come il rapporto con il cardinale di San Pietro in Vincoli fu alla base del trasferimento dell\ architetto a Roma e delle attività svolte nella città. Questo lavoro cerca anche di supplire, benché parzialmente, le suddette carenze, cercando di mettere a fuoco la personalità artistica del Pontelli. Il più grande problema nell\ affrontare questo personaggio è la mancanza di chiarezza nel definire suo stile da parte degli studiosi. A lungo lo stile di Baccio è stato identificato con quello dell\ architettura sistina degli anni \ 70, esemplificato da personaggi formati nel cantiere di Palazzo Venezia. Si tratterebbe di uno stile d\ impronta toscana con venature ancora tardomedievali, con motivi ricorrenti quali i tipici e robusti pilastri ottagonali, di matrice fiorentina, ma anche con caratteri romanizzanti, quali ad esempio i capitelli corinzieggianti. Le uniche opere romane di attribuzione sicura all\ architetto, ossia la cattedrale e la rocca di Ostia, che risalgono agli anni 80 del Quattrocento, dimostrano, tuttavia, uno stile molto diverso da quello che aveva caratterizzato la decade precedente. Il carattere massiccio e pesante degli edifici sistini fu sostituito da una maggiore leggerezza e nitidezza formale. La presenza di Baccio a Roma negli anni 70, tra l\ altro, è del tutto improbabile, dato che è ripetutamente documentata la sua presenza a Pisa, dove egli era impegnato ad eseguire sedili intarsiati per il Duomo. Nell\ Urbe, invece, tre architetti in particolare furono molto attivi in questo periodo: Jacopo Pietrasanta, responsabile per la chiesa di Sant\ Agostino, Meo del Caprina e, principalmente, Giovannino dei Dolci, che compare in svariati documenti relativi, tra l\ altro, alla costruzione della Cappella Sistina e della tribuna della basilica dei SS. Apostoli. Responsabile dell\ errore di inserire Pontelli tra gli architetti attivi a Roma negli anni \ 70 è Vasari, il quale non gli dedica un\ intera vita, ma parla di Baccio in una biografia collettiva dedicata, oltre che a lui, a Paolo Romano, a Mino scultore e ad un oscuro architetto chiamato Chimenti Camicia, del quale non si conosce niente. Tale scelta è senz\ altro dovuta alla scarsità delle notizie disponibili su di lui già in età vasariana. Più che sbagliate (e molte lo sono), le notizie riportate dal Vasari riguardo all\ architetto fiorentino sono imprecise e vaghe. È illusorio cercare informazioni sicure su Baccio nel testo delle Vite, che però è importante per capire l\ immagine che egli lasciò ai posteri. Ed è quest\ immagine che può darci utilissimi indizi sull\ attività del Pontelli. Baccio è presentato come l\ architetto di Sisto IV, il responsabile per tutte le maggior imprese costruttive realizzate a Roma sotto il papa Della Rovere. Gli sono attribuite le chiese di Santa Maria del Popolo e di Sant\ Agostino, il palazzo di Domenico Della Rovere, Ponte Sisto, la Biblioteca Vaticana e la Cappella Sistina, l\ ospedale di Santo Spirito in Sassia: tutte opere strettamente collegate al pontificato di Sisto IV e costruite intorno al Giubileo del 1475. Ma non possiamo leggere il testo vasariano in maniera letterale, perché, come abbiamo già detto, sappiamo che, negli anni \ 70 del Quattrocento, Baccio non è documentato a Roma, ma a Pisa, come giovane legnaiolo. L\ unica attribuzione che regge cronologicamente è quella della chiesa di San Pietro in Montorio, che, ironicamente, è l\ unica di cui Vasari dubita. Così, si diffonde la convinzione che \"fu la virtù di Baccio tanto da quel Pontefice stimata ch\ e\ non avrebbe fatto cosa alcuna di muraglia senza il parere di lui [..]\". Questo ruolo di architetto al servizio di Sisto IV assegnatogli da Vasari acquista, tuttavia, un suo significato se si considera il ragionamento che traspare dalle pagine del testo vasariano. A metà del Cinquecento era già entrata in vigore ufficialmente la carica di architetto papale e ad ogni grande pontificato doveva essere collegato un artista che avesse ricoperto il ruolo di principale artefice e mediatore dei simboli che rappresentavano il potere di quel determinato pontefice. Questo principio, ovviamente, non valeva soltanto per il papa, ma per qualsiasi signore degno di essere chiamato tale. La carriera di Baccio toccò il suo apice proprio a partire dal periodo sistino e grazie al contatto con la famiglia Della Rovere. Il fatto che si trattasse di un architetto fiorentino, inoltre, rafforzava la ben nota tendenza delle Vite vasariane ad esaltare la supremazia dell\ arte fiorentina e, più in generale, toscana.(...)

ASSUNTO(S)

historia da arte architettura renascimento - arquitetura baccio pontelli rinascimento roma

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